LA SPIGOLATRICE DI SAPRI


LA SPIGOLATRICE DI SAPRI
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La poesia di Luigi Mercantini ed il rispettivo ritornello, è probabilmente una delle poesie più conosciute dell’epoca risorgimentale, scritta dal poeta in onore ed in memoria all’impresa di Carlo Pisacane nel 1857 con la “Spedizione di Sapri”.




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Il Mercantini sceglie come punto di vista, quello di una giovane fanciulla che lavorava nei campi, occupata con la spigolatura del grano e che era presente allo sbarco. Leggenda vuole che, la giovane ragazza incontri il Pisacane durante i giorni della spedizione e se ne invaghisca. Nonostante parteggiasse per i trecento briganti, dovette assistere inerme, alla loro uccisione e alla loro fuga non tanto per le truppe borboniche, quanto piuttosto per l’ignoranza feroce delle masse contadine dell’epoca. 
La poesia scritta da Luigi Mercantini che sottolinea una cadenza epica e funebre, non soltanto è presente da decenni nella sezione della poesia ottocentesca delle antologie scolastiche della scrittura italiana, ma è anche una delle testimonianze migliori che riguardano la poesia patriottica del tempo.




VISTA DALLA SPIGOLATRICE - FOTO D'EPOCA





La fanciulla poi, è diventata col passare del tempo, simbolo della cittadina tanto da adagiarne una statua bronzea di colore verde sullo scoglio dello Scialandro il 25 giugno del 1994 protesa verso il paese; a sud rispetto all’abitato di Sapri a circa un chilometro di distanza dal porto, andando verso Maratea. 



LA POESIA 🇮🇹
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IL MANOSCRITTO ORIGINALE


Manoscritto originale della poesia di Luigi Mercantini



Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!

Me ne andavo al mattino a spigolare,
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore;
e alzava una bandiera tricolore;
all'isola di Ponza s'è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
s'è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra. 

Sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra,
 ma s'inchinaron per baciar la terra,
ad uno ad uno li guardai nel viso;
tutti aveano una lagrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane,
ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido:
«Siam venuti a morir pel nostro lido».

Con gli occhi azzurri e coi capelli d'oro
un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per la mano,
gli chiesi: «Dove vai, bel capitano?»
Guardommi e mi rispose: «O mia sorella,
vado a morir per la mia patria bella».
Io mi sentii tremare tutto il core,
né potei dirgli: «V'aiuti 'l Signore!»


La Spigolatrice adagiata sullo scoglio dello Scialandro


Quel giorno mi scordai di spigolare,
e dietro a loro mi misi ad andare.
Due volte si scontrar con li gendarmi,
e l'una e l'altra li spogliar dell'armi;
ma quando fur della Certosa ai muri,
s'udirono a suonar trombe e tamburi;
e tra 'l fumo e gli spari e le scintille
piombaro loro addosso più di mille.

Eran trecento, e non voller fuggire;
parean tremila e vollero morire;
ma vollero morir col ferro in mano,
e avanti a lor correa sangue il piano:
fin che pugnar vid'io per lor pregai;
ma un tratto venni men, né più guardai;
io non vedeva più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d'oro.

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!


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