IL LUNGOMARE ITALIA


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Il “lungomare Italia” si estende per più di un chilometro lungo la zona in cui è situata la maggior parte del centro abitato. È costituito essenzialmente da due passeggiate a cui gli abitanti sapresi attribuiscono rispettivamente, ormai da anni, il nome “prima” al tratto di strada che costeggia la Strada Statale 18 e che affaccia sui numerosi bar e ristoranti, e “seconda” invece, alla passeggiata che affaccia direttamente sul mare e da cui è possibile accedere direttamente alla spiaggia.


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Fino a qualche anno fa, la separazione passeggiata – spiaggia era definita da un “muretto” che correva per tutta la lunghezza del lungomare. Oggi invece questo esiste ancora solo fino al “lido Lazzarella”(storico lido di Sapri); nella parte sud della passeggiata infatti, il muretto ha lasciato spazio ad una ringhiera d'acciaio su cui è possibile sostare, ma soprattutto godere del panorama mozzafiato,





sia in pieno giorno, che al tramonto. Una zona centrale invece, separa le due corsie, costituita per lo più da una pavimentazione di mattoncini arancioni a contrasto con le due passeggiate, alberature che procurano ombra riparandosi talvolta dal caldo afoso dell'estate, e due parchi giochi per il divertimento dei più piccoli.


LUNGOMARE - FOTO ANNI '60



E' proprio qui, nella zona centrale del lungomare, che vengono svolti la maggior parte dei concerti, degli eventi e rappresentazioni, prevalentemente durante il periodo estivo; periodo in cui la cittadina, composta da poco più di 7000 anime, tende a moltiplicare notevolmente questo numero grazie ai turisti che villeggiano in paese, attirati dal mare, dalla costa e dalla tranquillità della baia. Baia di cui la cittadina stessa va orgogliosa, grazie alle certificazioni di eccellenza delle numerose bandiere blu che ha collezionato durante gli anni come riconoscimento alla pulizia delle acque, delle spiagge e dei servizi offerti . Della cittadina, ne parlava anche il famoso scrittore Alberto Moravia, che nel 1959 scrisse il saggio Il mare di Sapri recitando così:


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“Attaversando il Cilento, il mare non si scorge che a tratti, lontano, in fondo alle forre rupestri e brulle da cuin esalano i pennacchi bianchicci di fumo dei bracieri dei carbonai, E’ un mare selvaggio come la terra che gli volge le spalle; sui litorali angusti e solitari si intravedono orlature di schiuma bianca e di detriti neri ma nessuna traccia di stabilimenti umani, neppure quelle torri di guardia smozzicate costruite a difesa delle incursioni dei Saraceni che sono così frequenti sulle coste del Tirreno: segno che il paese, anche in passato, fu sempre considerato poco accessibile e tentante, così munito dalla natura dal scoraggiare al tempo stesso colonizzatori e predoni. Ma dopo Vallo della Lucania la vista del mare scompare del tutto, la strada che finora non aveva fatto che salire, comincia a discendere tra boschi e pascoli, attraverso puliti paesi montanini, finchè cento giravolte ritrova la marina confluendo a Sapri.[...] 


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Il giorno che ci arrivai tirava un vento forte sul mare verde e torbido stretto tra i due alti promontori. Lunghe, irte di creste schiumose, le onde venivano una dopo l’altra a frangersi sulla spiaggia. In mezzo al golfo un piroscafo tutto nero salvo una striscia rossa che lo fasciava sul pelo dell’acqua, si dondolava su quelle acque riottose, eruttando dall’alto e smilzo fumaiolo torrenti di fumo scuro. Simile a quel piroscafo doveva essere il Cagliari che aveva trasportato Pisacane e i suoi compagni fino a Sapri. E mi pareva di vedere le scialuppe staccarsi una a una dallo scafo e avvicinarsi, gremite, alla riva. E quegli sfortunati sbarcare con le scarpe nell’acqua, impacciati dai fucili ad ormacollo e dalle coperte arrotolate attraverso il dorso. Sbarcare e guardare già scoraggiati alla fila di case bianche, serrate e mute, alla montagna che dietro le case saliva a picco, nuda e brulla fino al soffitto scuro del cielo rannuvolato, al mare torbido, annerito dal fumo del Cagliari ormai scarico, quel mare che avevano veduto così ridente alla partenza dalla Liguria e che adesso si rivelava ad un tratto non meno ostile della terra sulla quale avevano messo il piede”.


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