RESTI DI VILLA ROMANA


RESTI DELLA VILLA ROMANA
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Sstima che la Villa marittima romana abbia una superficie di circa 7000 mq, un’area di circa 110x65 metri. e viene fatta risalire a cavallo tra la fine del periodo repubblicano e la tarda età imperiale, III sec. a.C. circa. Molto probabilmente, la Villa doveva appartenere alla famiglia dei Sempronii e fu costruita a ridosso della costa lucano-tirrenica, all’indomani della seconda guerra punica 

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Le cosiddette Villae Marittimae, dei luoghi sfarzosi, ameni e un po’ desolati, dovevano servire ai ricchi romani per trascorrere dei periodi di tranquillità, lontani dalla confusione cittadina.  
Numerose ricerche svolte, hanno stabilito che in quell’epoca storica, il livello del mare rispetto a quello attuale, era circa 1,80 m più basso; ma, mentre ai quei tempi la zona di Santa Croce si trovava all’asciutto, paradossalmente, per delle conformazioni territoriali e marittime diverse che aveva la baia, la zona del lungomare in cui ora si trovano edifici abitativi moderni, costituiva una piccola insenatura marina.  

FOTO DETTAGLIATE DELLE STRUTTURE



Partendo da ovest della costa, subito dopo il Faro Pisacane, si trova una sezione di muro che dalla spiaggia, continua perpendicolarmente alla scarpata; sul lato mare della SS 18 è presente una struttura circolare ad opus reticulatum , collegata ad una canalizzazione nella parte bassa; a pelo d’acqua si trovano poi, le cosiddette Pilae strutture in muratura che costituivano il vecchio molo a servizio della villa romana.; visibili dalla spiaggia immediatamente adiacenti alla Specola, si trovano 5 strutture voltate a bottemolto simili ad altre strutture che sono retrostanti ad esse e che sono accessibili solo grazie ad una botola posta di fronte la Specola.  


Sia le strutture delle pilae, che quelle delle cammarelle,  somigliano di molto a quelle presenti nella Villa della Neve a Sèrapo, che si trova a Gaeta e nei criptoportici della villa romana di Cicerone, a FormiaAi piedi della collinetta e del complesso Santa Croce, si trova una tettoia sotto cui sono custodite le strutture del complesso termale. 
Sono chiaramente visibili le canalizzazioni per lo smaltimento e l’imbrigliamento dell’acqua che serviva a riscaldare gli ambienti dedicati alla cura del corpo. Inoltre, la struttura presenta punti di pavimentazione realizzati a mosaico, le cui tessere musive policrome, disegnano mirabili forme geometriche, come ad esempio il mosaico policromo che si intervalla a basi di colonne. 
L’Antonini nel 1745, descrive l’intera struttura dando per certo che si trovasse lì anche un teatroscrivendo

Quì  poco lontano si veggono le rovine d’un teatro, i di cui gradi (i gradini) manifestamentemostrano; e questo solo mi fa credere, che se non era Sapri una gran  Città, doveva essere di qualche considerazione, tenendo il teatro.” 



Qui, l’Antonini vede i gradini nella porzione di area recintata posta tra gli attuali scavi e l’edificio del Traiano, diroccato. La collinetta infatti, mostra una forma ad emiciclo, come se quei gradoni l’uno sull’altro, costituissero un vero odeon, teatro romano.  
Spostandosi verso la Specola, l’Antonini descrive l’Ambulacro che si trova proprio al di sopra delle Cammerelle, che presenta più strati, e pavimentazioni bellissime di opus regularum e opus spicatum, nel secondo caso mattonelle rosse posizionate a spina di pesce. L’ambulacro misurava 70 passi e le cammarelle erano 20, anche se noi adesso ne vediamo soltanto 5.   


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