LA CASA DEL GENERALE PIETRO IMBRIACO


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In questa casa nacque nel 1845 il Generale Medico Pietro Imbrìaco (da Giovannangelo e Rosa Talento);vi morì nel 1918.
La storia dell'edificio risale alla metà del ‘700, se si considera che in quello stesso periodo la famiglia Imbrìaco proveniente dalla Liguria, fosse già presente sul territorio di Foria (frazione di Centola). Quasi certamente la sua costruzione nel piccolo borgo denominato Casal di mezzo, avvenne nello stesso periodo in cui sorse la maggior parte degli insediamenti abitativi di quella zona.
La casa di Foria costituiva per il Generale un buen retironel quale recuperava le energie e ritemprava lo spirito, immerso nella bellezza della natura di quei luoghi che tanto amava. Il Palazzo, nonostante la sua semplicità architettonica, era accogliente e sempre pieno di gente. A esso avevano accesso persone di vario ceto sociale, dal pastore al nobile, dal povero al benestante. I compaesani del Generale vi giungevano per donare alla sua famiglia i prodotti della loro terra, quale ricompensa delle cure mediche che egli dispensava gratuitamente a chiunque ne avesse bisogno. Molti malati provenivano da varie località del Cilento per essere visitati e curati dall’illustre medico e scienziato, conosciuto un po’ ovunque per le sue straordinarie doti umane oltre che professionali. Negli anni tra il 1909 e il 1913, in piena epoca Giolittiana, casa Imbrìaco divenne luogo d’incontro di personalità civili e politiche che sostenevano il Generale nella sua campagna elettorale, candidato alla Camera dei Deputati nelle elezioni del 1913. In quell’occasione il Generale si trovò a fronteggiare il Marchese Roberto Talamo. La competizione fu accesa e terminò con la vittoria dell'Imbrìaco, ma nonostante fosse avvenuta con uno scarto di ben 400 voti a suo favore, l’elezione fu in seguito annullata. 


Le descrizioni che meglio fanno rivivere Palazzo Imbrìaco sono quelle che nascono dalla penna della figlia maggiore del Generale, Bianca che nel suo diario scrive: 
… E dopo Cuomo alla svolta, la vista di Foria, luminosa nel sole e, fra il verde argenteo degli ulivi, la nostra casa. All'entrata del paesello lungo la rotabile c'erano tutti ad aspettarci, i parenti, gli amici, vecchi, giovani, uomini e donne, contadini e pastori … l'entrata principale della casa era verso il paese. Un piccolo spiazzo, un grande portone con battente e borchie di bronzo … Dall'atrio si dipartiva un’ampia scala che portava al primo piano e più su al solaio. Dall'atrio la scala scendeva alla cucina e alla cantina, all'oliario ove nei grossi vasi di forma pompeiana invecchiava l'olio dei nostri uliveti. Al primo piano sul davanti della casa tre camere; un salotto centrale e due stanze laterali con il balcone poi, che guardavano l'orto e la strada provinciale sul fianco della casa, una camera che era quella del povero papà e lo studio che aveva la vista stupenda di tutta la vallata, del fiume, dei paesi che lo fiancheggiavano, Foria, Celle Bulgheria, in alto Rocca Gloriosa, a sinistra sullo sfondo Laurito, Montano, Rofrano, la Madonna del Monte.


Al pianterreno si accedeva alla stanza di soggiorno con grande camino in pietra arenaria … Questo soggiorno rustico aveva la porta finestra che dava sulla terrazza, che si affacciava sull'orto-frutteto e aveva la vista sui monti, il Chiancone roccioso e la Bulgheria imponente … Quando eravamo a Foria e c'era in licenza il povero papà la nostra casa aveva sempre ospiti. Arrivavano a cavallo, il padrone col servo che governava la cavalcatura. Portavano doni di tutti i generi, cacciagione, polli, frutta, dolci. A tavola non eravamo mai soli>.
Il Generale doveva essere molto affezionato alla sua dimora tanto da volervi trascorrere con la famiglia lunghi periodi dell’anno. L’amore per il Cilento e il paese natio, fu tramandato anche al figlio Giovanlorenzo, avvocato e Segretario generale della Provincia di Roma negli anni del fascismo, tant’è che anche la moglie, la nobildonna Marina Monti, una volta rimasta vedova, mantenne intatto il profondo sentimento di affetto per i luoghi della memoria e per la gente di Foria. Negli anni ‘70 poi, la proprietà fu donata da Donna Marina a Pietro Imbrìaco pronipote del Generale, che la custodì sempre con devozione, cura e rispetto.
Gli eredi di Pietro sono divenuti oggi i depositari dei ricordi della casa della quale cercano di mantenerne intatta la memoria. 



Testo di Raffaella Imbrìaco, immagini a cura di Ezio Martuscelli

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