STELE FUNERARIA A L. SEMPRONIO PRISCO
STELE FUNERARIA DEDICATA A L. SEMPRONIO PRISCO
La stele funeraria a L. Sempronio Prisco, che lo scrittore Antonini descriveva come: “ Intagliata in un ceppo quadrato palmi quattro” è stata rinvenuta agli inizi dell’700 e, proveniente dal complesso archeologico della “Cammarelle” è stato successivamente esposta a partire dagli inizi del ‘900.
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E’ un ricordo della sepoltura che i genitori di Sempronio Prisco hanno a lui dedicato a causa della sua morte prematura avvenuta, purtroppo, all’età di XXV anni e VII mesi.
Il Cesarino, di Sempronio scrive:
"un giovane rampollo della ‘gens sempronia‘, imparentata con la famiglia dei Gracchi, potente famiglia patrizia di Roma urbe"
L’allestimento esterno con lampade a led è stato realizzato nel 2013 su progetto di Angelo Gentile e Teofilo Brugnoli in ricordo del figlio Dario, anche lui scomparso prematuramente.
Il ceppo in marmo bianco, ha scolpito sulla faccia sinistra un ùrceo (anforetta) e sulla parete destra una pàtera (coppa), che servivano ad accompagnare il defunto nel viaggio eterno; mentre sulla faccia principale è scritto un epitaffio latino per il giovane diumviro romano, un magistrato che probabilmente si era occupato della gestione e delle costruzioni delle strutture che oggi si trovano in zona Santa Croce e che recitava in latino:
"Agli Dei dei Mani. L. Sempronio, figlio di Pompeo Prisco, duoviro edile designato, visse venticinque anni e sette mesi. Se il destino non fosse stato anzitempo crudele, quì avrebbero dovuto essere letti prima il padre e la madre"
Sempronio e Prisco, sono rispettivamente nomen e cognomen che essendo così esplicitati, risultano inequivocabili. D’altro canto però, non si è perfettamente a conoscenza di quella “L” iniziale, che verosimilmente si assoggetta ormai da secoli, al nome “Lucius”.
Negli ultimi anni, qualche studioso avrebbe attribuito alla colonia di Buxentum, la sede operativa del nostro giovane magistrato, dal momento che Policastro aveva una grossa familiarità con la Gens Sempronia; nel 194 a.C. infatti il triunviro L. Sempronio Longo fu uno dei magistrati impegnati nella costruzione della colonia marittima di Buxentum. Ma qualsiasi fosse la sede cui collocare vita e lavoro del giovane, non vi è dubbio che abbia avuto sepoltura a Sapri, ed essendo stato il cippo ritrovato nella villa romana di Santa Croce, non è da escludere che la villa stessa, fosse un possedimento della famiglia del Sempronio Prisco.
A confermare questa tesi, sono stati l’Antonini e Scarfone. Quest’ultimo, su studi effettuati da Johannowsky, scriveva:
"riferibili ad un periodo compreso tra il I ed il II secolo d.C., sono ciò che rimane di un’imponente villa patrizia costiera che sembrerebbe essere appartenuta alla famiglia dei Semproni. Ciò sembra essere avvalorato dal ritrovamento di una stele funeraria, dedicata al giovane Lucio Sempronio Prisco, figlio del duoviro edile Pompeo, oggi posta in Piazza Plebiscito nel centro storico di Sapri. D’altronde, alcuni esponenti della Gens Sempronia, una delle più antiche e potenti stirpi romane, erano noti nel Golfo di Policastro sin dall’età repubblicana. Infatti, come ci narra Tito Livio, nel 194 a.C., il triumviro Tiberio Sempronio Longo fu uno dei magistrati cui fu affidato il compito, avendo acquisito la suprema carica di console, della cura della vicina e sicuramente più importante colonia di Buxentum (11). Inoltre, lo storico ed apologeta romano Paolo Orosio nonché altri cronisti del IV secolo d.C. riferiscono che lo stesso imperatore romano Massimiano, lasciando il potere nel 305, scelse successivamente di ritirarsi in una villa ubicata in Lucania nella quale egli visse un periodo di agi e lussi mantenendo comunque sempre un costante contatto con l’amico e collega Diocleziano, sebbene lontano dal centro politico dell’impero"
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