"MA CHI È JOSÉ ORTEGA?"


MA CHI È JOSÉ ORTEGA?


“Ma chi è Josè Ortega?” si trova in Via Josè Ortega appunto, e fa parte del progetto de “La storia sotto casa - Ma sapete che faccia ha la via sotto casa vostra?” realizzato dagli artisti del Collettivo FX nel 2016.







Il volto rappresenta Josè Garcia Ortega, pittore e scultore della penisola iberica che nacque a Arroba de los Montes nel 1921 e morì a Parigi il 24 dicembre del 1990. Dalla sua città natia, andò via a 13 anni per raggiungere Madrid e realizzare i suoi primi dipinti. Fu uno dei fondatori del gruppo “Estampa popular” e fu inoltre un forte rappresentante del realismo sociale della Guerra Civile Spagnola. Il suo forte stampo antifranchista gli costò la prigione nel 1952, periodo in cui fu condannato per reati di opinione e in cui si occupò del suo primo ciclo di xilografie. Nei primi anni 60 si traferì a Parigi perché esiliato, dove gli fu consegnata una medaglia d’oro grazie alla sua lotta per la libertà, da Giulio Carlo Argan. Si occupò del ciclo Ortega+Durer costituito da 60 incisioni riguardanti il tema della guerra civile spagnola nel 1971, e nel 1973 si trasferì a Matera dove fondò il suo laboratorio nella sede del Circolo culturale “La scaletta nei Sassi”. Qui sperimentò per la prima volta la tecnica della scultura su bassorilievo e l’utilizzo della cartapesta in modo innovativo. Fu allora che realizzò uno dei lavori più importanti ed anche più conosciuti “Morte e nascita degli innocenti” che fu poi presentato a Milano nel Castello Sforzesco e successivamente esposto nella sua residenza a Matera.

Fu finalmente nel 1976 che la Spagna gli diede il via libera per ritornare in patria grazie alla fine dell’esilio e, potè esporre le sue opere anche a Bilbao, Valencia e Madrid. Nel 1980 poi, si trasferisce nuovamente in Italia, questa volta a Bosco, piccola comunità a pochi chilometri da qui , in cui lo stesso artista affermò:


“Sto bene con voi, perché qui ho trovato un’ angoscia ed una miseria che sono quelle della mia terra. Sono rimasto perché la pelle dei braccianti è scura e secca, come quella dei contadini spagnoli”.


Era solito stare seduto lì, nel suo giardino a dipingere nature morte e paesaggi; apprezzato da tutti per la sua generosità e ricordato come un uomo pensieroso e solitario. Ora la sua casa è diventata un museo dove ancora si possono mirare dipinti che la adornano sia internamente che esternamente. 
Lui stesso dice:


“Qui sono venuto a costruire un pezzetto di libertà. Lavorare in queste terre, significa osservare e imparare costantemente, per portare poi con noi qualcosa di veramente puro e genuino che valga la pena di aver assimilato. Ci sono dei momenti nella vita dei popoli, in cui gli artisti sentono che un’ arte a contenuto rivoluzionario è una necessità. Quindi non più l’ arte per l’ arte. Noi poeti, musicisti, pittori, noi creatori d’ arte… contro coloro che predicano il disimpegno e l’ evasione… sentiamo che il popolo ha bisogno di forme artistiche che chiamino all’ unione per restituire libertà e democrazia al paese”.


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