GIUSEPPE CESARINO
CAV. GIUSEPPE CESARINO
Tra i personaggi che hanno segnato inevitabilmente la storia della nostra baia, troviamo il cav. Giuseppe Cesarino, e sua moglie, Olinda Pereira Garcia (conosciuta in Brasile), che hanno avuto la capacità di distinguersi e rimanere nella memoria dei loro concittadini, grazie alle molteplici opere sociali.
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All’interno del suo testamento, in una tenera frase dedicata alla sua “diletta moglie” (così gli piaceva chiamarla), il benefattore recita : “Conosco il suo cuore e so quanto bene ci siamo compresi durante la vita nostra in materia di carità”. Nacque a Sapri, nel 1859 e morì, (probabilmente) sempre nella nostra cittadina, nel 1923. Fu un filantropo delle nostre terre, che contribuì a dare un indirizzo, una base sociale, politica, economica e culturale non solo alla baia, ma a tutto il Golfo.
Emigrato in Brasile in tenera età con il padre e due fratelli, in circa vent’anni riesce ad ottenere una grande fortuna, diventando uno dei più ricchi commercianti di tabacco, canna da zucchero e altri prodotti agricoli lungo tutto lo Stato del Minas Gerais .
Dopo aver costruito un vero impero in Brasile, decise di far ritorno a casa nel 1913, anno in cui fece costruire l’attuale Buon Pastore (in stile Liberty) nell’area della villa comunale, e che per circa un decennio, utilizzò come residenza privata insieme all’amata Olinda, conosciuta in Brasile.
Non avendo mai avuto eredi dal con matrimonio con Olinda, scrisse immediatamente il testamento e decise insieme alla moglie, di lasciare tutti i loro beni ad opere di beneficenza, tra cui anche la loro residenza che tutt’oggi è adibita a centro di accoglienza per anziani e bisognosi.
La prima opera che realizzò per Sapri, intorno al 1905, fu l’istituto Santa Croce, affidato ai sacerdoti “Padri Bigi”, ordine francescano fondato dal Padre Lodovico da Casoria. Questo, era destinato ad accogliere i poverelli del territorio, che faceva dunque, da scuola e da collegio.
Nell’immediato dopoguerra, nel 1920, tentò anche una carriera politica candidandosi al consiglio comunale di Sapri. Si deduce da un discorso elettore che è stato ritrovato, e in cui il benefattore così scrive:
"Il mio popolo sa anche che mai ho ricoperto cariche cittadine da tanti anni che sono ritornato a Sapri, e che non appartenni mai a partiti, se non si voglia qui ricordare il lontano e fecondo lavoro che feci nel Partito di cui fu capo il compianto dottor Brandi e il Sindaco di allora dottor Gallotti, di felice memoria, i quali mi vollero insieme a loro per ottenere un prestito dalla Cassa Depositi e Prestiti, e, quindi, l' acqua al paese!
[…] il povero dottor Brandi dovette ritirarsi per ragioni di salute dalla vita pubblica, e il partito Gaetani- Autuori riprese il potere che ha tenuto finora, e l' acqua non ha fatto più un passo avanti!. E oggi la Ferrovia ci fa la grazia di una fontanina, e noi beviamo l' acqua di Maratea al prezzo di lire 65.000!
[…] è stata elettoralmente truffata la mia devota volontà di concordia cittadina! Ringrazio di cuore quanti vollero spontaneamente onorarmi della loro considerazione, eleggendomi come il primo della minoranza!".
Il cav. presume che ci siano anche avvisaglie di " intrighi, di inerte dispotismo, di volgarità e vilissime calunnie!
Ho la coscienza tranquilla che nessuna colpa mi si possa ascrivere, se non quella di amare troppo il mio paese e di avergli fatto quel po’ di bene che potevo e che benedico dal profondo del cuore!"
Evidentemente a quel tempo, il popolo saprese, non aveva ancora ben chiaro quale apporto positivo, concreto e consistente il cavaliere avrebbe potuto donare alla città.
Prima di morire, lasciò 1000 lire alla Congrega di Carità di Sapri, la cui rendita, doveva servire, come è scritto nell’atto notarile a pagina 10 dal rigo 9 al 15: “per la manutenzione del mio sepolcro nel cimitero di Sapri, dove riposa la mamma mia e dove spero riposare coi miei cari”.
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