COLATOIO PER LA IRRIGIMENTAZIONE


COLATOIO PER LA IRRIGIMENTAZIONE 
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Il colatoio/abbeveratoio per l’irreggimentazione di acque piovane
e torrentizie realizzato nel 1929 durante la costruzione della
Strada Centola – Palinuro.



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Il “Colatoio” è un manufatto in pietra di pregevole fatturaper la irreggimentazione delle acque torrentizie e/o piovane e per regolare il loro deflusso al di sotto del piano stradale attraverso un apposito sistema di canalizzazione in un tunnel in muratura. Esso fu realizzato nel corso dei lavori per la costruzione della Strada Centola - Palinuro, inaugurata il 30 luglio 1929. L’opera include, tra l’altro, anche la costruzione di vasche per permettere agli animali che risalivano verso il paese o viceversa di abbeverarsi. 
Fino alla fine degli anni ‘20 del secolo diciannovesimo il borgo di Palinuro era isolato dal territorio circostante per l’assenza di vie di comunicazioni percorribili con carrozze, macchine o autocarri. I paesi più vicini, Centola, San Mauro, Pisciotta e Camerota erano raggiungibili, via terra, solo attraverso antiche strade mulattiere intercomunali. Anche la strada che dalla chiesa del borgo portava al porto di Palinuro era, nel 1913, ancora in una fase di costruzione. 
Questo stato di cose durò fino al trenta luglio del 1929, quando in occasione della celebrazione del centenario della rivolta del Cilento contro i Borbone (1828), fu inaugurata la strada carrabile Centola - Palinuro. Alla presenza di Autorità e di una moltitudine di cittadini fu murata una lapide, sotto il fortino borbonico, nelle vicinanze dell’odierna Punta Paradiso, a ricordo dei patrioti che s’immolarono per la libertà e la democrazia. 

Centola veduta da sud-est, ≈ 1927. Storica fotografia che documenta l’inizio
dei lavori della Strada Centola-Palinuro il cui tracciato è indicato da freccia. 



Con l’apertura di questa strada che comprendeva anche la costruzione del ponte sul fiume Lambro, ebbe termine l’isolamento di Palinuro che poteva collegarsi con il territorio interno del Cilento e raggiungere anche la stazione ferroviaria di Centola. 
Notizie sulla costruzione della strada che partendo dalla località “La Giardina” di Centola, arrivava a Palinuro sono così riportate nel diario di Giovanni Battista Fusco: <Addì 5 settembre 1927 sono stati principiati i lavori della rotabile Centola - Palinuro e la prima opera d’arte è stato il ponte sotto la Chiesa (Piazza Nuova di Centola)>.
I lavori furono eseguiti dalla ditta, Antico, sotto la direzione dell’ing. Antonio Martuscelli, il quale ultimo progettò e realizzò anche la casa di Carmine Antico, in via San Sebastiano. Questa casa, già sede del Comune di Centola, ora è stata acquisita dallo stesso Comune.

Palinuro, Punta Paradiso, il monumento che ricorda la rivolta del Cilento
 del 1828. Fu eretto nel 1929 in occasione dell’apertura 
al traffico della Strada Centola - Palinuro

La costruzione del ponte sul fiume Lambro era da anni una richiesta che i cittadini di Palinuro avanzavano attraverso il loro rappresentante al Comune di Centola, ma il consiglio comunale “faceva orecchio da mercante”. Questo stato di cose portò a un profondo contrasto tra i due paesi che ebbe fine solo con la costruzione del ponte. Andrea Giovene, su quest’argomento ebbe a scrivere: <Da anni don Calì (nome di fantasia dato al rappresentante di Palinuro) si batteva perché la mulattiera tra San Giovanni e Licudi (rispettivamente, Centola e Palinuro) divenisse una decente rotabile e perché finalmente la spicciativa arcata di un ponte cavalcasse quel tormentoso Calitri (il fiume Lambro). Quante volte aveva rappresentato che bisognava trasportare a spalle i defunti fino al cimitero di San Giovanni (Centola) e che, se il torrente fosse in piena, occorreva farli aspettare anche un paio di giorni prima di potere rendere loro gli onori? I sangiovannesi (i centolesi) con grettezza caprina, rispondevano che in Licudi (Palinuro) moriva sì o no una persona l’anno, che le secche duravano anche sei mesi; e che comunque mai il Calitri (il Lambro) poteva andare in piena d’agosto quando fare attendere il morto più giorni poteva dare luogo a certi fastidi>, [L’autobiografia di Giuliano di Sansevero, Vol. terzo Rizzoli (1967)].



Testo e immagini a cura di Ezio Martuscelli









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